sabato 15 novembre 2014

Come Un Blues Sporco E Cencioso



Fuori pioveva a dirotto, mentre un vento fortissimo arcuava gli alberi. Ho lasciato ricadere la tenda e mi sono girato. Lei fumava nel bel mezzo della stanza. Ho accesso una sigaretta e mi sono versato un dito di whisky. Ce ne siamo stati per un bel pezzo in questo modo, ciascuno raggomitolato sul proprio lato della vita. Era ormai notte quando ho alzato le spalle e me ne sono andato. Ho guardato la strada, ho tossito, e la ferita ha ripreso a sanguinare. Andavamo avanti a forza di sfuriate, cose del tutto inutili quando due non si sopportano più. Un sacco di blues parlano di uomini che se ne vanno per sempre. Uomini soli che saltano su un vagone merci, e scompaiono nella notte. Gente ostinata che nonostante il mondo si metta di traverso, vuole continuare a sognare. Ho guardato la pioggia che scivolava sulla città e anche su di me. Non avevamo più niente da dirci, ma sono sempre quelli che non ti amano, che fai fatica a lasciare. La notte era ancora lunga e ci potevo camminare dentro, senza disturbare nessuno. Ho acceso una sigaretta. In fondo ero un tipo triste, e la nostra occasione l’avevamo buttata via. Ho tirato due boccate sovrappensiero. In un'altra vita avremmo potuto anche essere amici. Ma era inutile ricamarci sopra. Adesso avrei lasciato solo le cose che mi servivano per sopravvivere. Quelle utili, fondamentali. E un po’ per volta la penombra si sarebbe fatta chiara. Come un blues sporco e cencioso.


Bartolo Federico

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