domenica 20 settembre 2015

Solo Un Volto Nella Folla



Me lo sono detto l’altra sera, Bart prendi tutto con più leggerezza, fottitene, quello che vedi allo specchio è solo un volto nella folla. Nient’altro che un volto nella folla. Sono andato in cucina e mi sono versato della sambuca, ho aggiunto del ghiaccio e una scorza di limone verde. Lei sedeva sul divano e guardava la tivù. Aveva un bicchiere in mano e sorrideva. Mi ha detto che se avevo fame era tutto pronto nel forno. In questo mondo se non diventi un figlio di puttana, ti fanno fuori in un baleno. Lo vedete da voi che quel buffone straparla, non dice nulla di sensato, eppure tutti applaudono. Continuano a fotterci regolarmente, smantellano la Costituzione e i nostri diritti, e li lasciamo fare. Tutti in silenzio. Ma il pazzo sono io che giro di sbieco, getto scoregge, faccio rutti, e bestemmio quando m’incazzo. La solita triste storia. Vincono sempre loro. Una volta mi hanno chiesto qual era la mia canzone rock preferita, ci ho pensato un attimo e gli ho risposto Like A Rolling Stone. La seconda non l’ho detta, ma è Refugee. A che cosa è servita la storia? A nulla. La gente vuole vedere scorrere il sangue, più c’è né meglio si sentono. A che servono i libri, gli scrittori, i poeti, i musicisti, se non per trastullarsi un pochino mentre ci si ubriaca, o si scopa. Assistiamo a incontri truccati ma tutti quanti scappano per sedersi in prima fila ad applaudire il vincitore. Le cose vanno così su questa terra. In centocinquantamila per vedere Ligabue. Mah! Fa un caldo bestiale, e l’autobus non arriva mai. Il vecchietto indispettito e anche molto furioso, impreca a voce alta contro il sindaco e la sua giunta. M’incammino a piedi sotto il sole accecante. Non c’è niente che non va, sono io che vedo tutto ombroso. Non mi piacciono X Factor, Uomini e Donne, Piazza Pulita, Ballarò, Di Martedì, gli sceneggiati, i tiggì, La Repubblica, il Corriere, la Stampa, Radio Capital, Virgin radio, Vittorio Zucconi, Lilli Gruber, Fabio Fazio, Tsipras, la Merkel, Obama, Putin, Assad, Hollande, Del Debbio, Barbara D’Urso, la Boldrini, Montezemolo, Marchionne, la guerra, chi alza i muri, Quelli che, l’inverno, il freddo, e i miei tormenti. Sono malato talmente malato, che sarei da imprigionare in un manicomio, se fossero ancora aperti. Ci sono un sacco di stronzi in questa città, ma anche da altre parti del mondo. Anch’io lo sono per certi versi. Parlo da solo e vaneggio, mentre cammino dentro il mio vecchio paio di scarpe nere.

La tempesta non è mai cessata e continua a piovere disperazione e silenzio su quelli che vagano con le mani in tasca, e la testa incassata tra le scapole. Quelli presi a calci anche da Dio. E di questi girovaghi che viaggiano senza biglietto, che canta Joe Ely in Panhandle Rambler il suo quattordicesimo disco.  C’è talmente buio in questo mondo, da non potere stare in piedi senza cadere. Così quando cerchi di rialzarti, non ci riesci. Perché quello che vogliono farci credere, e che essere poveri è una colpa Ma l’ingordigia e l’opulenza, sono una colpa. Il mondo non appartiene a nessuno e Panhandle Rambler è come una coperta sulle spalle, per tutte quelle ombre che attraversano il deserto. Canzoni portate dal vento e dalla polvere, ma che restano sempre sullo sfondo, non rubando mai la scena a quei rottami umani. Si limitano ad accompagnarli nel loro viaggio, dando un po’ di coraggio a chi non ha un posto in particolare da raggiungere. Ha i suoni del border questo disco, delle cose antiche che suonano vere. E quando arriva il buio profondo e quelle piccole anime senza voce, e senza sorriso, cominciano a muoversi, anche i lupi la smettono di guaire.  Ci sono delle facce che mi fissano, ma di questi tempi vedo tutto storto. Una piccola folla adunata davanti ad un motociclista che è scivolato sull’asfalto, ingombra la strada. Il tizio non sembra grave. Un giorno aprirò un ristorante che chiamerò "Le Chat Blue". Non voglio intellettuali nel mio locale, mi avviliscono questi luminari. Io ho sempre le idee confuse, e la mia anima è un tormento. E poi quando mi contraddicono, facilmente perdo il controllo . Mi sono seduto in un bar e ho preso una birra, ma ho perso il filo, il senso del mio discorso. Sono come una pietra che rotola. Un semplice volto nella folla. Un semplice volto nella folla.


Bartolo Federico

2 commenti:

  1. Cosa ti ha detto quel coglione dell'assessore?
    Sono curioso di saperlo.

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  2. Devo andare domani mattina. Vedremo che succede, mi ha promesso una soluzione. ti faccio sapere. ciao Vlad

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