domenica 28 febbraio 2016

Aggrappato Alla Notte

Quando nei primi anni ottanta fui ingaggiato in una radio libera, ero solo un ragazzo ingenuo e sognatore, cresciuto in un quartiere di periferia ai margini della città. Quell’occasione di poter trasportare altri nel mio volo sotto le stelle del rock, mi galvanizzò. Andavo in onda due volte la settimana, dalle ore ventidue alla mezzanotte. Il nome del programma lo rubai a Donal Fagen e al suo disco Nightfly. La copertina era bellissima con quel dj che sembrava Marlowe, anche se il contenuto sonoro non faceva troppo al caso mio. Dopo qualche tempo quel nome lo tramutai in Nightlights un disco di Elliott Murphy. Mi fece da sigla Roman Gods dei Fleshtones, un brano tratto dal loro omonimo esordio discografico. La prima trasmissione la dedicai a Ian Hunter e al suo doppio live Welcome To The Club. Era con quella musica che fuggivo dalla mia mediocrità in cerca di qualcosa che mi cambiasse la vita, per sempre. Fermo in mezzo alla strada stregato dagli occhi della notte, mi sentivo come un fantasma perso in quella giungla di cemento, con quell’odore di benzina bruciata, che mi sfondava i buchi del naso. C’erano uomini con occhi da pazzi, figli di puttana, criminali, e molestatori. Ma anche sognatori e vagabondi. Alle volte dietro i bidoni della spazzatura potevi sentire il click di una rivoltella, che ti faceva gelare il sangue. Vedevo il mio riflesso nelle ombre che si allungavano sul marciapiede. Con le mani alzate al cielo, percorrevo la mia strada solitaria. Il duo Ian Hunter, Mick Ronson, aveva pubblicato nel 1979 You’re Never Alone With A Schizophrenic, un disco che era stato acclamato dalla critica e dal pubblico, ancora oggi considerato tra i suoi lavori migliori. Il banco di prova per quelle canzoni fu il tour che scaturì da quell’inaspettato successo. Welcome To The Club fu registrato al Roxy di Los Angeles nello stesso anno, e mostra come non si è mai soli a stare con uno schizofrenico. Quando tutti dormono, lo sappiamo, è triste è brutto. Allora ci s’infila la giacca di pelle è il rock comincia a suonare, potente e vigoroso. È una festa questo disco che ti scaraventa nella notte, inciuchito e felice. Come dev’essere sempre il rock quando è schietto, è sincero. Poi arrivano anche quelle grandi ballate alla Blonde on Blonde che traboccano di emozione, e ti si annebbiano gli occhiVince sempre chi ti fa tremare le gambe e il cuore. Ecco tutto. 




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