venerdì 16 dicembre 2016

Corpo & Anima


Alle cinque e quarantacinque del mattino l’autostrada era un deserto. C’era solo una nuvola solitaria, che come un batuffolo di cotone ballonzolava nel cielo. Accesi la radio nel momento in cui due conduttori stavano commentando un’intervista che Keith Richard, aveva rilasciato al giornale Esquire. Mister Roll riteneva che Sgt Pepper’s Lonely Heart Club Band album dei Beatles uscito nel 1967, fosse un miscuglio di spazzatura. Secondo Richard era anche sbagliato considerarlo il miglior album rock di tutti i tempi. I due tizi come succede sempre quando ci sono di mezzo queste due band, erano invece di parere opposto. Imputavano a Keith di essere solo un vecchietto invidioso, e che questo suo livore era dovuto al fallimento che gli Stones avevano subito con il disco The Satanic Majesties Request, uscito nello stesso anno. Risi e attivi la freccia per entrare nell’area di servizio. Quella mattina l’aria era pulita e anche un po’ zuccherosa, e mi sentì compiaciuto di appartenere a quella pattuglia di amanti del blues, e di quelle canzoni che grattugiano la vita con suoni scarni e acuti. Canzoni in bianco e nero, povere ma dignitose, che non suonano mai troppo complicate. Sarò uno stupido valutai mentre sorseggiavo il caffè, ma la mia gente è rimasta ad alloggiare nei piani bassi del mondo. Sono spesso in affanno con le bollette, e l’affitto di casa, e quando cantano stonano quasi sempre sugli acuti. Quando ero un ragazzo è stato il rock che mi ha offerto una scappatoia dal grigiore della periferia in cui vivevo, e mi ha dato il coraggio di affrontare la vita guardandola da un altro punto di vista. Gliene sarò sempre grato. Scrollai l’uccello e mi sistemai la camicia a righe, che era identica a quella che indossava Tom Waits ai tempi delle foto promozionali dell’album Rain Dogs. Mi lavai le mani e uscii dalla toilette. Siamo come cacciatori di stelle mentre cerchiamo in tutti i modi di scovare nuove canzoni, per cibare lo spirito e la carne. Abbiamo dentro un demone che ci possiede. Lo stesso che aveva Harry Smith un antropologo, bizzarro e barbuto. Un collezionista di 78 giri, bramoso di scovare pezzi rari della musica americana. E’ con la sua collezione di dischi che la Folkways un’etichetta dedita alla folk music pubblica Anthology Of American Music nel 1952. Una specie di bibbia per tutti quegli uomini che se ne vanno in giro fumando in silenzio, e dormendo per strada. Un cofanetto diviso in tre volumi che parla delle gesta di persone sperdute, semplici, avvolte dentro una nuvola di polvere. Sempre ubriache di pessimo whiskey. Musica inquietante, piena zeppa di fruscii, di fantasmi, che si affacciano a ogni nota che viene scorticata da un banjo, o da una chitarra. Sangue e sofferenza. Musica popolare che ha l’affanno dell’uomo comune, del disoccupato, del migrante, di chi non sa più dove andare. Raccoglie dentro di sé immagini e speranze, rimpianti, ma anche entusiasmo e voglia di vivere, nonostante tutto. Ho spento la cicca sotto la suola della scarpa e mi sono diretto alla macchina. Un tempo le canzoni di Will T. Massey e Michael Mcdermott, erano come cuscini di stelle. Adesso i loro dischi sono copie umide e ammuffite, rintanate chissà dove. Due meravigliosi perdenti che erano tra quei musicisti che mi fornivano la colonna sonora per le mie fughe solitarie, in quella specie di sfida che avevo intrapreso con il mondo. Erano i giorni del vino e delle rose, delle asprine prese appena sveglio con gli occhi gonfi e rossi. Un dolore sordo mi ha attraversato dalla testa ai piedi. Ciascuno di noi ha qualcosa da perdere. Ma la vita cambia e non sarà mai più come prima. Lightnin’Slim aveva la pelle e i capelli neri come suo padre, una voce roca e profonda. Un giorno si comprò una chitarra e suonando sotto il ponte della ferrovia accordi semplici ed essenziali, gli venne fuori un blues. Un blues oscuro che sapeva di pioggia e nebbia, di sole e vento, e che si amalgamava perfettamente all’acqua stagnante. Il Bayou s’illuminò sotto i raggi del sole e Lightnin'Slim che una volta era stato Otis Hicks, seduto sotto il portico della sua baracca bevve della limonata ghiacciata, con dei ciuffetti di menta. Il blues non ti rende ricco, come invece fa la politica. Quella sì che fa diventare giganti uomini insignificanti, insulsi, banali. Gente che si occupa di costruire centri commerciali, finte autostrade, e qualunque cosa gli faccia guadagnare un sacco di soldi. Chissà poi perché a questi non li rinchiudono mai in un manicomio.  C'è chi si nutre di disprezzo, di odio, del sangue di gente lasciata sola a marcire sugli scogli di una spiaggia qualunque. La storia alle volte dovrebbe raddrizzare il tiro, e non prendersela sempre con gli stessi. Il mio amico è un nero del cazzo, uno che vorrebbero vedere morto, o appeso a una forca. Il filo della storia è questo, e non c’è rischio che si spezzi. Per esempio io sono uno di quelli che se ne sta svogliatamente a smanettare i tasti del telecomando, e sarà colpa mia credetemi, se non avrò da replicare quando mi rinfacceranno con stile sopraffino di essere uno stronzo, una carogna, che non ha fatto nulla per cambiare lo stato delle cose. Ma ho solo sentito bugie, su bugie. Che se la prendessero in quel posto tutti quei radical chic, con barbetta e occhialini alla Gramsci. Loro sì che stanno bene in uniforme. Io ho imparato a sbarcare il lunario, e a starmene tranquillo da una parte come dall’altra, in perfetto equilibrio. Fermo nell’oscurità. Adesso sento di poter mollare la paura, perché sono abbastanza alticcio. Il sole sta sbucando e in strada qualcuno ha tirato il grilletto, mentre i cani hanno preso ad abbaiare selvaggiamente. Signor presidente la ruota è ferma. Ma se la ruota si mette a girare, allora quello che è di sotto, sale di sopra. Quindi se può non disturbi troppo i cani che dormono. Nei miei sogni c’è una radio che suona Abba Zabba una canzone di Captain Beefheart, poi arriva anche Shane, She Wrote This dei Televison, e all’improvviso tutto va per il meglio. Finché vai avanti niente può ucciderti. Fanculo a tutta questa merda. Quei bastardi non sono i miei fratelli. Mi ha urlato un uomo in strada tra un frastuono terribile di clacson. Ma quanti romantici dondolano nel cielo? Lo sanno bene questi tizi che ci comandano, che stanno uccidendo degli uomini. Per loro è una sensazione fantastica. La gente però ha gli occhi chiusi e lo spiega in un altro modo. Come se fosse il volere di Dio. Ma quale Dio è così malvagio? Colpiscono tutti con la loro crudeltà, con le loro bombe. Bambini, ciechi, ammalati, orfani, vagabondi, che si dimenano nella tempesta furiosa. Ma forse un giorno arriverà un alba che porterà un po’ di vita. Non senti quel sole che splende? La marmotta che corre lungo il fiume. Dev'essere il giorno in cui si avverano tutti i miei sogni. Così felice solo di vederti sorridere sotto il cielo azzurro. In questo nuovo mattino, nuovo mattino. In questo nuovo mattino con te. (New Morning – Bob Dylan) Si forse accadrà che un giorno un contadino in ginocchio circondato da anatre e polli, con le mani scaverà un buco nella terra e pianterà un seme, e sarà come se tutto questo non fosse mai successo. Solo allora dirò una preghiera, e gli occhi mi si riempiranno di lacrime.
Da una radio accesa.
All' armonica a bocca c'è "Wild" Bill Phillips.
Ed ecco a voi Lightnin’Slim. 
Piove sulla mia follia. Certo che piove. Non importa il perché ma sono in vena di confidenze. In quelle ore che mi hanno messo a nudo è stato davvero eccitante rotolare e gemere, sembravo quasi sul punto di rompermi in mille pezzi.  Ad un tratto però mi sono fermato, per sentire il mio cuore battere. Minuti, ore, il resto del mio tempo l'ho passato tra l'inebetimento, e il delirio puro. Sono fatto così. Voglio solo incontrare altre anime che hanno come me quella stupida sciocca angoscia, che li perseguita. Mi sono stancato di parlare da solo. Mi sembra di barare, mentre me ne sto abbracciato a quelle cose che si nascondono nel buio. Essere se stessi è la cosa più' complicata che ti può capitare. Ti viene da impazzire cercando di difendere la tua anima. Ti rendi conto di quanto sia difficile anche scendere dall'autobus in mezzo al traffico, sghignazzando e traballando. Allora capisci che ti hanno fregato. Sei anche tu senza pretese, senza ambizioni. Hai solo voglia di startene tranquillo e rifiatare. Mentre coli a picco. Bisogna ricominciare da capo.... Una cosa disgustosa... Si lo so…. Un piccolo delirio... Supplementare…
Dalla radio accesa:
It's mighty crazy
It's mighty crazy
It's mighty crazy
That you keep on rubbin' at the same old thing
You know it's crazy
It's mighty crazy
It's mighty crazy
That you keep on rubbin' at the same old thing
You know I met a little girl
All short, down and blue
She saw me rubbin' and she started rubbin' too…
La luna sanguinava. Rimasi in silenzio e allontanai il bicchiere. Lo diceva quel gigante di Leadbelly che ci vuole un uomo con il blues, per suonare il blues. Quando udii cantare Son House la sua musica penetrò dentro di me, ansante e sbuffante. Fui sommerso da quel sentimento di disperazione e angoscia, che la sua voce roca e passionale mi trasmettevano. Mi strappò con ferocia la pelle dal cuore, e diventai rosso per la paura. Quell’uomo con la sua emozione aveva superato qualsiasi frontiera, e mi parlava a tu per tu. Mentre Son cantava facendo scivolare la lama di un coltello tra le corde di un dobro, la musica si fece ancora più straziante. Bastava solo guardarlo e chiunque avrebbe capito cosa significava essere un negro, e avere il blues nell'anima. Un uomo che insegue i propri sogni, non ha nulla da rimproverarsi. E le cose non avranno mai fine, finché c'è qualcun'altro che le racconta.
Dalla radio accesa:
Well who's that shouting?
John the Revelator!
All he ever gives us is pain
Well who's that shouting?
John the Revelator!
He should boe his head in sahe
Bye-bye
Bye-bye
Bye-bye
Bye-bye
Seven lies, …
Bye-bye…
Qui da noi il clima è sempre uguale. Non cambia mai. Come i politici. Ho incrociato le braccia e lentamente sono andato via. Mentre quel blues continuava a risuonare. Dopo un paio di canzoni country, e qualche altro blues strascicato che saliva a galla dal buio più' profondo, qualcuno soffiò sul microfono e la musica rock ripartì. Lucinda Williams arrivò con un semplice riff di chitarra. Con la sua voce impastata, inciampava e strascicava emozioni. Nella pianura sconfinata era come avere una passerella, tra il cielo e la terra. Sensazioni uniche. E lei che con le sue canzoni dolenti e bastarde, mi ha spinto nuovamente verso sud. Il posto dove sono cresciuto. E' bello poter parlare con qualcuno attraverso una canzone. Non ti senti così solo, come invece sei. Poi i suoi occhi hanno incrociato i miei. Siamo rimasti in silenzio stringendoci come angeli ubriachi, guidando un po’ ciascuno in quella strada che portava a Lafayette, o a Jackson, adesso non lo ricordo bene. Ci sono cose che non spariscono mai. Ho bevuto un altro sorso e ho chiuso gli occhi. In attesa di altri sogni.
Da una radio accesa:
Can't find a damn thing in this place
Nothing's where I left it before
Set of keys and a dusty suitcase
Car wheels on a gravel road
There goes the screen door slamming shut
You better do what you're told
When I get back this room better be picked-up
Car wheels on a gravel road…
Le canzoni dei Replacement erano immagini che sarebbero diventate familiari, a chiunque avesse avuto meno di trent’anni. Avevano l’aria minacciosa accompagnate com’erano da quel suono selvaggio, e da quel canto disperato di Paul Westerberg. Rappresentavano tutti quelli che avevano passato un’infanzia difficile, trascorsa nei centri sociali e nei ghetti, in mezzo a spacciatori di crack, e genitori in crisi di astinenza. Oh dottore fa un freddo cane qui fuori. Alle volte mi vengono dei blues che sono come un risucchio. Mi dia un piccolo consiglio dottore, una medicina per le mie noie, un soffio, un’elica, un sasso. Ho cercato in giro una via d’uscita, un riparo, con le mani dietro la schiena. Sono tornato sanguinante insieme al rock'n'roll. In quella stanza l’aria era impregnata di fumo, di sigarette e spinelli. Si suonava musica imperfetta, trascurata, spesso indecifrabile.  È questo però che la rende migliore. Il rock quando è sincero, colpisce allo stomaco, come un blues del delta. Li hanno cacciati a calci in culo i Replacement, mentre vomitavano la loro rabbia mista a quel desiderio di ricerca dell’anima. Fateli entrare, il resto verrà da se. Dissolvenza.
Dalla radio accesa:
I can wake up in the morning
Gonna stay up afternoon
Don't lie in a stutter
Get myself in my mood, yeah
Gonna get the corner baker
And I'll attend to my maker
I don't take no cigarettes
They got a mood…
La storia di Bob Forrest ti lascia la bocca amara, è come camminare lungo una strada buia, dove il sole non sorge mai. Le canzoni di Survival Songs un record uscito nel 2015, sono cantate da un sopravvissuto. Uno che è stato dentro l’inferno di alcool, cocaina ed eroina. Uno che non è morto solo per caso, o per fortuna, fate voi. Canzoni che disturberanno la quiete in cui vi siete bellamente ritirati, con le vostre convinzioni, le vostre certezze. Che vi metteranno a disagio. Canzoni balbettanti, nude, crude, suonate come sono uscite da quell’angolo di cuore che non è esploso, solo per caso, nel bel mezzo della notte. Se siete amanti dell’estetica lasciatele stare. Qui c’è solo un uomo con i suoi fantasmi e la voce traballante, che finalmente riesce a guardare il suo dolore. Bob Forrest è uno che ha tirato troppo la corda della vita, e intanto che urlava si aggrappava al rock’n’roll e al piano di Thelonious Monk. Era come una bagnarola bucata, imbarcava acqua da tutti i lati e andava affondo, vomitando le sue pene, nelle notti fredde e solitarie. Ha camminato su e giù per la strada, e la domanda che si faceva era sempre la stessa. Non capiva che quello che gli capitava era tutto dentro di se. Sono una ferita sanguinante queste canzoni. Sono il tempo che aspetta. Un delirio, che bisognava necessariamente strappare al buio. Come hanno fatto a suo tempo anche Johnny Thunders in Hurt Me, e Roky Erickson con The Holiday Inn Tapes. Canzoni perfette per chi invecchiando ha la faccia brutta e ripugnante dei suoi fallimenti, delle sue condanne. “See That My Grave Is Kept Clean” un blues terrificante di Blind Lemon Jefferson apre questo disco, e per la prima volta suona come un ritorno. Un ritorno alla vita. Non ci tiene nessuno a sapere la verità. Tutto si compra con le menzogne, la mediocrità. Lui l'aveva riconosciuto l'amore in una tromba di luce. Quando stava per cedere alle sue paure, tutto gli è parso più' chiaro. L'amore è tutto ciò che c’è. Anche questa è una rivelazione.
Dalla radio accesa:
Well, there's one kind-a favor I'll ask of you
Well, there's one kind-a favor I'll ask of you
There's just one kind favor I'll ask of you
You can see that my grave is kept clean
And there's two white horses following me
And there's two white horses following me
I got two white horses following me
Waiting on my burying ground…
Ancora con queste storie di perdenti e sogni andati a male. Di gente cresciuta in piccole città con il mal di testa perenne, e gli occhi tumefatti. Sempre alla ricerca di una via di fuga, per rendere meno amara la propria esistenza. Anime tormentate che con un pieno di benzina si sono infilati su percorsi tortuosi, incroci e curve a gomito. Strade che portano ad altre strade. Fin quando non ci si ritrova dentro un vicolo cieco. È come un senso di ebbrezza che ti offusca la vista, quel desiderio di un’ultima occasione, che brucia più di ogni altra cosa. E vale molto di più dell’innocenza, della libertà. Per molto tempo sono stato come un marinaio di una nave in secca, ero incapace di muovermi, di fare qualunque cosa. Sgocciolavo nel vento, come una bottiglia vuota. Le cose che tenevo in pugno se ne erano andate tutte in malora. Come un estraneo chiuso nel suo silenzio, non sapevo che stava andando così. Adesso però guardo la strada dall’interno dell’auto con la mano sui tasti della radio, e cambio stazione continuamente. Finalmente arriva una canzone di Jesse Malin dal suo New York Before The War album del 2015, ed è come un sogno che passa in questa merda di posto. Ci ho incollato le mie iniziali sul cruscotto della macchina, e anche sulla carrozzeria. Ieri mi sono comprato una chitarra nuova, che è un po’ come cambiare donna. Ti si attacca addosso e non c’è verso di mandarla via. Ho voglia di riempirmi il cuore di sabbia e vento, di trovarmi solo e smarrito, di sentire il sole dietro le spalle. La mia strada è questa. Quella dei pazzi che non riescono a scorgere nulla, se non gli spiriti nella notte. Ed ho benzina a sufficienza per correre lungo quella strada che ho lasciato.
Dalla radio accesa:
Wake me up when the world is dead
I think I missed you my whole life
With the un in your eyes
Every time I hear the sound of my international baby
Every time I fall asleep and wake up all alone
Bringin' it on
I lie awake and I watch the news
In a language I don't understand
But the blood still runs red…
Gli anni settanta roba datata, preistoria del rock, capelloni e spinelli, polvere e vento. La California. La terra dell’uva la chiamò Jack. E poi i Doobie Brothers. Si lo so non c’entrano un cazzo, adesso. Roba di facile ascolto, melodie raffinate dicevano i più intransigenti. Una macchina perfetta del rock business. Musica da radio a modulazione di frequenza. Certe cose non tornano lo so bene, e ci si sente ridicoli anche a sentire certa musica. Perché non sei alla moda, non sei figo, non sei al passo dei rottamatori. Ma io me ne fotto come ho sempre fatto, e vado dritto per la mia strada. Volevo tornare laggiù in qualche modo, per indossare ancora certi ricordi. Che male c’è? Mi piacciano sempre quelli che viaggiano fuori mano, anche se è solo per farti un dispetto. E poi in Stampede anno 1975 ci sono Ry Cooder, Bill Payne dei Little Feat, Maria Muldar, Curtis Mayfield, gente che si è tenuta lontano dalle grandi strade del business, e che si è cambiata d’abito dietro un distributore di benzina della Shell.
A suo tempo l’ho scovato quasi per caso, mentre se ne stava rannicchiato nel reparto dei forati della Warner. Bassifondi del rock, li chiamavano. Adatti alle tasche di sfaccendati, di gente che come me, non aveva mai una lira. Arrivò con uno strano sorriso in quei giorni della strada selvaggia, delle insegne al neon, delle cadute, dell’asfalto nero e lucente, della liberta, delle lacrime, delle passioni irrefrenabili, della mia impulsività. Con quell’aria da straniero che mi portavo appresso, era solo per un miracolo se restavo ancora in piedi. In quelle notti di seghe, di stordimenti, immaginavo il west, i saloon, i cespugli, i muri cadenti, e quelle vecchie case perse nella prateria. Stavo andando. Non so dove.
Adesso è solo un rimpatrio tra vecchi amici di sbronze. Ma allora era un continuo camminare senza stare in guardia, solo per vedere cosa nascondeva la notte nei suoi silenzi. E poi c’era sempre quella luna a forma di osso che s’ingrossava nel cielo, e illuminava i passi di chi ritornava a casa.
Dalla radio accesa:
The days grow short, the nights are gone
Since you were here, I can't go on
I cried for you, to no avail
Now my life runs cold when the night winds wail
But I cheat the hangman, cheated him many times before
The bell that tolls the hour has turned sweet lips to sour
Yes, I cheat the hangman and even when life has flown away
I leave a kiss behind…

Bartolo Federico

Nessun commento:

Posta un commento