domenica 22 gennaio 2017

Sulla Nave Dei Folli



Bisogna stare in guardia con le parole. Con quell’aria da niente, non sai mai che direzione prenderanno. Le parole sono pericolose, si nascondono e ti fanno scricchiolare, come una lastra di ghiaccio. Le assorbi attraverso le orecchie, il cervello, e poi finiscono nel cuore. Ed è lì che ti strangolano, trascinandoti nel panico. Le parole le puoi lasciare scritte sopra il bus, sulla panchina della stazione centrale, o su un sedile di un taxi. Se però finiscono in una canzone, si trasformano in una tempesta violenta, che mai avresti immaginato per solo dei sentimenti. Lo diceva Lou Reed che bisogna tenersi due radio, nel caso una si rompa. A lui il cielo gli era venuto giù molto presto, da quando adolescente lo avevano sottoposto ad una terapia di elettroshock, per curare la sua bisessualità. Non si riprese mai da quell’orrore, che gli fece uscire gli occhi dalle orbite. Nel 1963 ancora ventenne frequentava la Syracuse Univerity dove studiava giornalismo, regia cinematografica, scrittura creativa, ed era tenuto d’occhio dalla polizia per i suoi comportamenti ambigui. Un giorno prima dell’alba onde d’oscurità lo avvolsero e lo frastornarono, insieme a quel desiderio di esplorazione. Allora si defilò dalla folla, e andò a vedere cosa succedeva a quelle ombre che camminavano nel buio, di cui non vedeva la faccia, e non sentiva la voce. Tutti i tuoi psichiatri da strapazzo ti fanno l’elettroshock hanno detto che ti avrebbero lasciato vivere a casa con mamma e papà invece che in ospedali psichiatrici ma ogni volta che provavi a leggere un libro non riuscivi ad arrivare a pagina 17 perché avevi dimenticato dov’eri così non potevi neanche leggere. Non lo sai? ti ammazzeranno i figli Non lo sai? ti ammazzeranno, ti ammazzeranno i figli ti ammazzeranno, ti ammazzeranno i figli fino a quando non scapperanno via. (Kill Your Sons) Quando ad una festa Lou Reed incontra “il Beethoven della musica” come lui stesso definì il musicista gallese John Cale, arrivato in America per studiare al conservatorio, capisce subito che il fiammifero che teneva spento, adesso era pronto a bruciare. I Primitives sono stati il loro primo gruppo, insieme a Streling Morrison, e lo scozzese Angus Mc LiseThe Ostrich è la loro prima canzone, pubblicata nel 1965. Venerdì notte: Ore Due. Sulla nave dei folli, la paura brancola nel buio. Il vetro della finestra era alzato e l'edificio di fronte così vicino, da poterlo toccare. Perlustrò la stanza muovendo il piccolo fascio di luce della torcia tascabile. Adattarsi e improvvisare. E’ questa la vita. Esaminò lentamente le pareti. La felicità è il rock'n'roll, il rumore. Ci sono cose che bisogna sapere, le cose utili da obbiettare. C'è chi li trova davvero ripugnanti i Velvet Underground. È difficile immaginare quel che rende una persona simpatica agli altri. Uno vuole essere utile in qualche modo, e comincia quasi sempre a cantare in tono gentile una canzone, fino a farti diventare triste, a farti cascare il cuore. Sulla ventiduesima strada un uomo con una giacca di pelle marrone se ne sta seduto a terra, con lo sguardo perso nel vuoto. Il sangue gli cola lungo il collo, imbrattandogli la maglietta. Un tizio poco distante bombato e muscoloso, lo guarda con indifferenza, masticando e sputando tabacco. Una Ford impiastricciata di adesivi con due ragazze a bordo che si passano una canna, percorre il vialone. Nella penombra di un appartamento, un uomo alza la cornetta del telefono, e compone un numero. Parlotta e riaggancia, facendo cadere le braccia lungo il corpo. La giovinezza è tutto. Un giro di ritornello, e ti ritrovi anche tu nella nebbia. Portatemi gli affamati, gli stanchi i poveri e gli piscerò addosso questo è ciò che la Statua dell’Intolleranza dice le vostre masse di poveri accalcati picchiamoli a sangue facciamola finita e buttiamoli nel boulevard”. (Dirty Blvd) Il segreto è resistere gli aveva detto il vecchio boss del quartiere, un mafioso siciliano di Castellamare Del Golfo. Devi resistere un po’ più degli altri, così finiranno per stancarsi. Ma andando avanti si diventa una schifezza pensò Billy, e in cattiveria non è che si migliori. Tormenti, ossessioni, rimasugli, sbavature, gocciolano lentamente sulla tua pelle, e non ti fanno più dormire sonni tranquilli. Però quando si è poveri, e un dovere provarle tutte. E volare, volare via da questo sporco boulevard voglio volare, da questo sporco boulevard voglio volare, da questo sporco boulevard voglio volare volare volare volare da questo sporco boulevard”. (Dirty Blvd) Anno 1966: Ore Nove e Trenta. L’otto febbraio del 1966 prende il via l’Exploding Plastic Inevitable uno spettacolo ideato da Andy Warhol, che unisce il balletto ai film, alle luci, agli happening, e ai Velvet Underground. Lou e John avevano cambiato il nome alla band, e sostituito il batterista Angus Mc Lise con Maureen Tucker, una delle prime ragazze a suonare la batteria. Warhol un pittore, scultore, introdusse Nico una cantante attrice, inquieta e misteriosa, venuta fuori dalla nebbia e dal freddo di Berlino. Paura, gente viziosa, dolori, una nuova amica catturata nel buio. Lou Reed, il suo prodigo amante. Le pene alle volte sono una distrazione, ma lei ci teneva al lato tragico della vita. Ed era impensabile, lasciarla da sola. Agenti teatrali, fisarmoniche, uomini che aspettano lungo le banchine. E' vero tutto finisce, ma c'è umanità nei loro dischi, rabbia, amore, il sogno supremo. Non c’è niente dietro quel vetro.  Nessun costume, nessun sorriso. Neanche inganni. I respiri però… quelli ci sono ovunque. Esili… A Berlino, accanto al muro eri alta un metro e settantacinque era molto bello lume di candela e Dubonnet con ghiaccio Eravamo in un piccolo caffè si sentivano le chitarre suonare era molto bello. Oh, tesoro era il paradiso. (Berlin) E’ nel gennaio del 1967 che vede la luce il loro primo album Velvet Underground and Nico prodotto da Andy Warhol. Se vi serve qualcosa di illegale, se la menzogna vi attira, e della vanità non potete fare a meno, il vostro viaggio è appena iniziato. Come in una vertigine la testa prenderà a girarvi, il dubbio vi penetrerà, e l’infinito si schiuderà cascandoci dentro. E’ qui che il rock è stato pestato a morte, è qui che gli hanno fracassato il muso, e spezzato i polsi. E mentre rantolava con il fegato spappolato, l’hanno fotografato, e ad ogni flash lui ha sbattuto le ciglia. Poi lo hanno spinto nella notte più profonda, nella sporca poesia, e a furia di spingere, si sa che si finisce per arrivare da qualche altra parte. “Perché quando la roba entra in circolo non me ne frega più niente di voi Tizi e Cai di questa città e di tutti i politici che schiamazzano come pazzi e di quelli che insultano tutti gli altri e tutti i morti ammucchiati uno sull’altro. Perché quando la botta comincia ad arrivare allora non mi importa proprio più nulla. (Heroin) Le due tipe provarono una scossa tremenda, mentre compravano polvere bianca e marrone. La cassiera del bar passeggiava nell'ombra, sulla ventiduesima strada, dove ci vuole un sacco di coraggio solo per fermarsi. L’uomo le porse la mazzetta dei soldi, che lei nascose nel reggiseno, come un biglietto galante. Bottiglie vuote che tintinnano, accidenti fa qualcuno… e tutti si sparpagliano. La notte si riprende qualsiasi cosa, senza che tu abbia potuto capire quel che aveva da raccontarti. Era un desiderio di purezza quello che i Velvet Underground, stavano inseguendo in una New York allucinante e disperata, dove il gelo della notte minaccia di morte ogni cosa. Una città sempre in agguato, stretta in un dolore immenso, impallidita fino al bianco degli occhi. Ragazzino, lei viene dalla strada sei finito prima ancora di cominciare si prenderà gioco di te come un fantoccio è proprio così. Perché lo sanno tutti (è una femme fatale) le cose che fa per piacere (è una femme fatale) non è che una smorfiosetta (è una femme fatale) guarda come cammina! Senti come parla! (Femme Fatale) La loro è una storia con vista metropolitana, che fa a pezzi in un colpo solo tanti presunti sperimentatori. Si fa peccato a non conoscerli. Tanto li hanno pure cacciati dall’inferno. Glaciali, acidi, disincantati. Il loro sguardo si posa su quei ragazzi che sentono musica, ma gli arriva il rumore metallico delle automobili in transito, del mago cornuto, delle roulette russe, della donna barbuta, della festa ingannevole dei fine settimana. Tutt’intorno e sopra il cielo, c’è un rumore duro e opprimente di chitarre che girano, rotolano, e gemono. C’è una rabbia in quel frastuono che ti fa rabbrividire, dalle orecchie fino ai piedi, ti agita le budella, ti dà scossoni dall’alto fino in basso. Vorresti fermare tutto. Ma è come sentire il tuo cuore che batte. Anno 1967: Ore Ventiquattro. È una catastrofe sonante White Light/White Heat, album uscito nel dicembre del 1967. Musica suonata dentro una scatola d’acciaio, così violenta da scatenare dei silenzi profondi, per quel brivido che ti scombussola. Sono loro il futuro del rock'n'roll. La collaborazione fra Cale e Reed, qui tocca il suo apice. C’è una tensione tremenda in queste canzoni, che fa saltare i nervi. Basta una piccola spinta e ti ritrovi nel baratro. Sister Ray è un pezzo da diciassette minuti che sembra suonato da mille strumenti. Esaltazione, inebetimento, delirio puro. Questa strada forse assomiglia ad un'altra disse Waldo al barista, ma non conosco nessuno in questa città. Sto qui cercando di buttare via questa mania che ho, di svignarmela da ogni posto. Questa sciocca angoscia che mi perseguita, e mi tormenta. Lo so amo Marsha, ma ancor di più il mio vizio.  Per farmi perdonare sai che farò: gli manderò un regalo. Che ne pensi se spedisco me stesso dentro un pacco postale?  Ah, è così bella ah, ma è fatta di legno guarda e vedrai. (Here She Comes Now). Il buio gli aveva offerto una grande occasione, e anche quelle strade. Dopo si erano riaccese le luci, e tutto era ritornato alla normalità. Lady Godiva sì e vestita con sobrietà accarezza dolcemente la testa riccioluta di un altro ragazzo solo un altro giocattolo. (Lady Godiva’s Operation) Sono state scritte da Lou Reed le liriche e quasi tutte le musiche delle canzoni dei Velvet Underground. Per Lou le donne che soggiogano gli uomini al loro volere, sono come un ossessione. Donne sfuggenti, fatali, come Nico, che un giorno lo pianta in asso per andarsene con l’amico John Cale. C’è sempre un amore di riserva. La diversità fra queste due forti personalità viene inasprita da questa situazione, tanto che Cale lascia il gruppo e viene rimpiazzato da Doug Vule, un ottimo musicista. Ma non un genio, come lui. Anno 1969: Ore Sedici e Quaranta. L’album The Velvet Underground esce nel 1969, ed è come se ci portassimo nella nostra solitudine, una nuova ragione d’angoscia. Lo spazio creativo adesso è tutto in mano a Reed. Anche se le atmosfere si fanno più morbide, più liquide, meno ossessive, le canzoni non perdono in tensione, anzi acquistano un’impronta più sofisticata, quasi dandy. Ecco la storia della mia vita ecco la differenza tra giusto e sbagliato ma Billy ha detto che queste due parole sono morte ecco la storia della mia vita. (That’s The Story Of My Life) Qui c’è qualcosa di diverso che assomiglia più a un vero sentimento. C’è un insieme che tiene unito il tutto, non venendo però mai meno quel tono malato e inquieto, che è la prerogativa della musica dei Velvet, e in seguito dei dischi solisti di Lou Reed. Bar per feste buie, cadillac lucide e la gente nei metro o nei treni faccia grigia sotto la pioggia mentre se ne sta in piedi confusa ah, ma al buio la gente è bella. (After Hours) E’ sempre una strada stretta e sporca piena di tenebre, quella che percorrono. Ed è nelle crepe più buie che ci fanno intravedere che lentamente e senza rendercene conto, si perde il proprio destino. Un giorno ci voltiamo indietro, ed già troppo tardi per cambiare direzione. Sembra una cosa banale, ma il più delle volte accade proprio così. Chissà perché gli esseri umani sono sempre preparati ad indicarti la strada da seguire. Come se sapessero già dove andare, in quale buco infilarsi. Beati loro. Sembra che tu sia il solo che non ha capito nulla. Si cammina e si cambia traiettoria, una volta a destra poi a sinistra, ed eccoci su un viale illuminato. Stop. Voi avete qualcosa in contrario? Alle volte la strada è come una ferita triste, si guarda in fondo e non si vede niente. Lo ripetono spesso che un terzo dei bimbi del mondo, vive sotto la soglia di povertà. Lo ripetono da anni ma non cambia mai nulla. Stanno uccidendo tutto sotto i nostri occhi, e nessuno si muove. C’erano quartieri che pullulavano di persone, gente e ancora gente. Potevi incontrare chiunque per strada. Pittori, vagabondi, musicisti, poeti e visionari. Beni preziosi per l’umanità. Alle volte però la strada, è come una ferita triste. Gli hanno preso le scarpe dai piedi E hanno buttato il povero ragazzo in mezzo alla strada E questo è ciò che ha detto: Ah dolce nulla non ha niente di niente ah dolce nulla non ha niente di niente. (Oh! Sweeth Nuthin) Loaded segna la fine della più grande rock’n’roll band che sia mai esistita su questo pianeta. L'ho detto e lo ripeto, tutto in un fiato: la più grande rock’n’roll band che sia mai esistita su questo pianeta.  Questo è il loro ultimo disco, ma è anche il percorso futuro di Lou Reed. Come sempre avviene quando ci sono di mezzo quei radical-chic, (che hanno scritto la storia del rock) quest’opera è stata per anni bistrattata, segata, maltrattata. Si sono divertiti un mucchio a parlarne male, e anche a sproposito. Anno 1970: Ore Venti e Cinquantacinque. Loaded non è un disco minore, o da prendere sottogamba. E’ il turno di notte di tutti quelli che hanno spinto la vita per non farsi nascondere nulla, è la bandiera di chi se ne fotte se la città è troppo grande, e finirà per schiacciarlo perché: un bel giorno sente una stazione di New York e non riesce quasi a credere a ciò che sente, proprio no. Comincia a muoversi a quella musica favolosa. Sai, la sua vita fu salvata dal rock’n’roll si, rock’n’roll” (Rock&Roll) E’ in questo disco che Jim Carrol, Willie Nile, Mark Lanegan, Cat Power, Sebadoh, Ian Hunter, e un mucchio di altri ancora, una lista infinita, hanno trovato l’ispirazione per scrivere le loro canzoni. Loaded è un disco da portarsi per strada, quando si viene fuori dalle tenebre deliranti, e si torna a viaggiare su dimensioni più reali. Qualcosa mi ha afferrato ma non so cosa sia. E’ l’inizio di una nuova era, è l’inizio di una nuova era, è una nuova era. (New Age) Sabato Mattina: Ore Dieci e Zero Zero. Non c’è la farà mai gli disse il taxista ad arrivare al confine. Lei ci provi rispose Billy toccando il calcio della pistola.  Ora mi ascolti vada a destra, poi svolti alla seconda, e poi verso l’autostrada. Il taxista fece stridere con rabbia le gomme sull’asfalto, accelerò e si immise lungo l’arteria che rasentava i centri commerciali. Qualcuno lo chiamò via radio. Taxi 109! Taxi 109! Non rispose. Continuò a guidare cambiando fila di frequente, accelerando ogni volta che trovava dove infilarsi. Teneva un occhio sullo specchietto retrovisore, e poi finalmente accese anche la radio: Un tossico ha messo sotto una signora una ballerina incinta non potrà più danzare ma il bambino è salvo si era addormentato al volante dopo essersi fatto di eroina e non si ricorda di nulla hanno sparato a quella vecchia perché credevano che fosse la testimone di un crimine che non ha nemmeno visto di chi è patria la patria degli eroi vicino alla Statua dell’Intolleranza. (Hold On) Attraversarono la città lasciandosi dietro l’urlo delle sirene. Tijuana adesso era più vicina.



Bartolo Federico







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